1
Fu l'atto operatorio all'appendice risolutivo no, ma
dilatorio, poiché‚ s'impose, in men che non si dice un'appendice all'atto
operatorio [con varianti]
Con
un atto o con l'altro (oh, sì) rimedia
[...] (la scienza... non per me...Dio)
ma
per la pancia mia quale tragedia!
2
Notturno E l'insonnia
il gran male che mi fotte Sfido! Mia moglie russa tutta notte... E soffia
e ronfa e gracchia a non finire Ed io l'ascolto, invece di dormire
3
Beata longeva paternità
Non l'aspettavo un figlio a sessant'anni
E a nove mesi da una malattia
che m'aveva sottratto ogni energia
tra
vertigini,
tosse ed aspri affanni
Pianse mia moglie quando fu sicura di questa inaspettata gravidanza
sì che disse l'ostetrico:"Signora,
se
di portarla a termine l'accora
se non le piace, se non ha interesse
ci sono tanti mezzi... se
volesse... Mia moglie no, non
ascoltò il dottore disse "Fiat voluntas tua, Signore"
...
Così un bambino florido m'è nato
un Angelo...
Che Dio sia lodato!
Ma
non vorrei che per Amor Divino fra dieci anni nascesse ....
un Cherubino
Se ciò m'accade... lascio queste
amate domestiche pareti e mi fo frate
4
Lengua e dialet
Mo 44 èn, lengua italiana A i ò sempr'insignè cun gran passiòn Zovan
e cor e l'anma s-ceta e sana, coma e vuleva e temp, a fˆ leziòn. "Offendon
della lingua la purezza barbarismi idiotismi solecismi" - a gieva a i
mi sculèr cun santa stezza- ma l'avviliscon più i dialettalismi Non
si dice :"Mia mamma m' bravato, me mi sa griva, vacci te, va là" "...tutto
suo padre: è tutto lui sputato..." "...sparagna a te, a me cosa mi fa?"
Se Serantini un foss che gran scritòr sustanziòs e rubòst, schietto e
sereno, a scola, me, puresta e professòr, a i arèb dé non più di quattro
meno. Mo da quand, a stant'enn, andè in pensiòn e un um n'importa
più d'sculer e d'scol, me a cred che propi sol par reaziòn se scriv in
rema, a scrivo in rumagnòl
5
Epurazione
Un
giorno un poveromo gallonato
nel darmi un foglio disse con sussiego che
occorreva un'istanza al [?] se non volevo perdere l'impiego Quando
lesse la carta tosto appresi che avevo dieci giorni esattamente per tutelare
i miei diritti lesi nel caso che credessi, in fede mia
di non aver commesso apologia
(Direi così): "Signori della Corte io m'inchino alla legge di fortuna
ma prima di decider la mia sorte vagliate le ragioni ad una ad una.
E' ver che la giustizia tutto pesa? E' ammessa la legittima difesa? Il
reato del quale mi si accusa in base a questi articoli e decreti non può
presso di voi trovare scusa che valga... [lasciata incompiuta con varianti]
Nei vent'anni del lugubre regime scusate, ma l'ho avuta una coscienza
che m'ha fatto risponder per le rime che m'ha fatto peccar di coerenza
ho visto cose belle e cose brutte queste ho taciuto e quelle ho dette
tutte. Ho vissuto sett'anni giù in colonia facendo il precettore
e il giornalista nemico d'ogni pompa e cerimonia non conobbi gerarchi
che di vista a scuola davo norme letterarie sui giornali scrivevo cose
varie arte, strade, diritto, economia costumi dei nativi e paesaggio,
battaglie del deserto, agronomia... ho trattato argomenti in ampio raggio
ed ho lodato sempre in tutti i toni il lavoro [sudato? privato?] dei coloni.
Se li aveste veduti voi, Signori protesi alle fatiche più inumane
del ghibli equatorial sotto gli ardori per [chiedere?] alla terra un po'
di pane! Io pensavo - e fremevo dalla rabbia - c'è chi tien l'oro e a
lor lascia la sabbia. Se aver difeso un dì con argomenti desunti
da esperienza e da dottrina contro l'avide brame dei potenti l'opera proletaria
e contadina è tal delitto che merita una pena, mettetemi, Signori, alla
catena Se chi con cuore aperto e fede rara la causa perorò di quel
paese
che ha redento il Gebal e la Sifara..
...l'apologeta è il vile adulatore
che s'inchina e s'umilia per denaro e anela eccelse cariche o l'onore
di qualche posto comodo e preclaro è l'affarista che, per far carriera,
in ogni tasca tiene una bandiera... Ma chi passò la vita nel lavoro
e nulla chiese mai a chichessia ne' suoi figlioli ha tutto il suo tesoro
Oh certo, non peccò d'apologia. Nacque il fascio: io dicevo: rosa.. rosae...
è morto e dico ancor le stesse cose...
1 marzo '46
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