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IL LATO DEBOLE DEL SILLOGISMO DI PASCAL

Un uomo, che era sempre stato credente, morì e andò nell'oltretomba. Dio non c'era. Trovò invece una specie di Ade pagana, popolata da estinti taciturni e sbiaditi, dove non si stava neanche male (e comunque poteva andare peggio). L'uomo, passato il primo sbalordimento, si aggrappò alla speranza di una messinscena colossale posta come ultima prova alle soglie del Paradiso. Per un tempo interminabile, pregustando il momento della rivelazione, aspettò che quel limbo fittizio si dissolvesse. Ma lentissimamente, goccia a goccia, fu costretto ad arrendersi all'evidenza.
L'uomo si accinse allora a riprogrammare le proprie concezioni: rilevò, tracciò le coordinate, trasse conclusioni inoppugnabili. Ma la virtù teologale che per definizione non si cura di prove e confutazioni resisteva dolorosamente dentro di lui. Si interrogò sulla natura di ciò che regola l'accesso della realtà alla coscienza, s'addentrò nei paradossi del solipsismo, dubitò della propria e dell'altrui esistenza. Ma continuò, suo malgrado, a credere in Dio.